giovedì 26 maggio 2011

... la signora Hominy entrò di nuovo a grandi passi; molto impettita, per dimostrare fino a qual punto fosse aristocratico il suo sangue, tenendo, nelle mani intrecciate, un fazzoletto da tasca di cotone rosso, forse un dono d'addio da parte di quello spirito eletto ch'era il maggiore. Si era liberata del cappello e portava una sorta di cuffietta molto aristocratica e classica, fermata sotto il mento; un copricapo così mirabilmente adatto alle sue sembianze che se il defunto Grimaldi fosse apparso tra le frange della signora Simmons non si sarebbe potuto ottenere un effetto più completo.
Martin le portò una sedia. Le parole di lei lo fermarono prima che avesse potuto rimettersi a sedere.
- Prego, signore! - disse la signora Hominy. - Da dove grandinate?
- Temo di essere un po' ottenebrato dalla grande stanchezza - rispose Martin. - Ma, parola mia, non vi capisco.
La signora Hominy crollò il capo con un sorriso malinconico e molto espressivo, come a dire: "Corrompono persino la lingua, in Inghilterra!". E poi soggiunse, con l'aria di scendere uno o due scalini per andare incontro alle sue limitate capacità: - Da dove saltate fuori?
- Oh! - esclamò Martin. - Sono nato nel Kent.
- E vi piace il nostro paese, signore? - domandò la signora Hominy.
- Moltissimo, certo - rispose Martin, mezzo addormentato. - O almeno... sì, insomma... ci si sta abbastanza bene, signora.
- Quasi tutti i forestieri... e in particolare gli Inglesi... rimangono molto meravigliati da ciò che vedono negli Stati Uniti - osservò la signora.
- E con ottime ragioni, signora - disse Martin. - Io stesso non mi sono mai meravigliato tanto in vita mia.
- Le nostre istituzioni rendono il popolo di gran lunga intelligente - fece rilevare la signora Hominy.
- Anche l'uomo più miope potrebbe rendersene conto a prima vista e ad occhio nudo - disse Martin.
La signora Hominy si dilettava di filosofia ed era una scrittrice, di conseguenza aveva uno stomaco di ferro; ma quella frase rozza, quella frase indecorosa, fu troppo, quasi, anche per lei. Come si permetteva un gentiluomo solo con una signora - benchè la porta fosse aperta - di dire ad occhio nudo?
Trascorse un lungo silenzio prima che anche quella donna dall'intelletto così virile e torreggiante riuscisse a trovare la forza d'animo necessaria a riprendere la conversazione. Ma la signora Hominy era una viaggiatrice; la signora Hominy scriveva recensioni e disquisizioni analitiche, la signora Hominy aveva ricevuto lettere dall'estero che incominciavano così: "Oh, mia dilettissima", e firmava "La madre dei Gracchi moderni" (alludendo alla propria figlia maritata), lettere regolarmente pubblicate in un quotidiano, con tutta l'indignazione in lettere maiuscole e tutti i sarcasmi in corsivo. La signora Hominy aveva visitato i paesi stranieri con l'occhio di una perfetta repubblicana appena uscita da un forno modello; e la signora Hominy poteva parlarne (o scriverne) per ore e ore di seguito. Così, infine, la signora Hominy sferrò un massiccio attacco contro Martin, e poichè il giovane era profondamente addormentato, poté fare a modo suo, in tutto e per tutto, e lo conciò per le feste, come meritava.
Martin Chuzzlewit, Adelphi Edizioni, versione di Bruno Oddera.
(frontespizio del "Martin Chuzzlewit", incisione di Phiz, 1843)

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